sabato 19 dicembre 2015
​L'annuncio di Mariella Enoc. E il segretario di Stato emerito: donazione volontaria, pagherò a rate.
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Chiudere i conti con il passato e guardare avanti. «Ora è il tempo di guardare avanti, alle prospettive di quella che è una struttura sanitaria d’eccellenza. L’ospedale deve essere trasparente e non avere altre ambizioni se non diventare sempre più un centro rinomato di riferimento per bambini malati, non solo italiani ma anche dei Paesi dove non possono essere curati. Questo è il compito che mi sono data». Non manca la serenità e la determinazione al presidente dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù, Mariella Enoc, che a margine della visita pre-natalizia alla struttura sanitaria fatta ieri dal Segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, ha risposto alle domande dei giornalisti in merito alle note vicende vaticane che hanno coinvolto anche l’“ospedale del Papa”.«Abbiamo chiuso la questione che riguardava il cardinale Bertone e il suo appartamento, vicenda che ha suscitato tanto scalpore», ha affermato Mariella Enoc, dando notizia di una donazione compiuta dall’ex Segretario di Stato: «Il cardinale Bertone, riconoscendo che queste vicende hanno avuto ripercussioni negative e costituito un danno per il Bambino Gesù, ha devoluto una somma di 150mila euro in forma di donazione perché l’ospedale potesse avere un aiuto per la sua ricerca». «È un atto che gli abbiamo chiesto di fare – ha spiegato il presidente Enoc – ma che lui ha fatto volentieri e il mio incontro con lui è stato molto sereno. La somma – ha chiarito – va intesa come donazione nel senso vero e proprio perché il cardinale Bertone non ha avuto direttamente questo denaro tra le sue mani per la ristrutturazione del suo appartamento». Enoc ha affermato che il suo compito è stato quello di capire meglio cosa è successo e di trovare anche soluzioni. «Le responsabilità sono certamente di persone che hanno gestito l’ospedale e ogni singola responsabilità sarà appurata nel dettaglio dall’amministrazione vaticana, però – ha ribadito ancora – io desidero che il clima di questo ospedale sia un clima che col passato si riconcilia per guardare al futuro. E credo che questo sia un gesto di risarcimento morale e di riconciliazione con il passato». In serata lo stesso cardinale Bertone ha voluto ulteriormente precisare parlando con le agenzie di stampa. «È una donazione volontaria – ha dichiarato – non è un risarcimento, perché io non ho fatto nessun danno personalmente, io ho sempre aiutato, sia ad esempio, quando ero a Genova, l’ospedale Gaslini, poi anche il Bambino Gesù». «Ho avuto un colloquio con la dottoressa Enoc – ha spiegato Bertone –. In questa vicenda è stato arrecato un danno materiale e morale al Bambino Gesù, ma soprattutto un enorme danno morale a me. Pur riconoscendo la mia totale estraneità, mi sono detto disponibile ad aiutare un progetto per i bambini per dimostrare il mio attaccamento all’ospedale che ho seguito per tanti anni come segretario di Stato. Allora Enoc mi ha segnalato un progetto di ricerca per malattie rare che tocca una cinquantina di bambini. Io ho dato il mio impegno a versare una somma per questa ricerca specifica». E, ha dettagliato il cardinale rispetto ai soldi, «ho già detto che erano frutto di risparmi e anche di aiuti per opere di carità, ho sempre fatto beneficenza e poi la mia vita non è lussuosa come si continua stereotipamente a dire. Farò questa donazione in diverse rate. Capisco le insinuazioni che ci possono essere, ma bisogna dire che io ho lavorato per tanti anni nella mia vita e ho avuto anche uno stipendio. Chi mi ha visitato in questi giorni ha constatato com’è questo mio appartamento».Rispondendo alle domande dei giornalisti anche il cardinale Parolin è intervenuto in merito. «Mi pare che la vicenda del Bambino Gesù si sia risolta positivamente e ringrazio il Signore che da questo momento di difficoltà si sia usciti in maniera tutto sommato costruttiva» e che «le passate ombre sul cielo sopra l’ospedale possano rasserenarsi». In merito alla recente decisione di creare una commissione vaticana per gestire i problemi della sanità cattolica, di cui dovrà farsi carico lo stesso segretario di Stato, Parolin ha inoltre spiegato che l’organismo nasce «per raccogliere il grido d’aiuto di molte strutture sanitarie cattoliche, soprattutto in Italia» anche se riguarda tutte le presenze nelle altri parti del mondo. La commissione dovrà aiutare gli ospedali cattolici a risolvere i tanti problemi che si trovano ad affrontare oggi, in particolare, dato che molti di questi sono gestiti da congregazioni religiose, bisogna considerare come «vi sia sempre meno personale a disposizione, poi ci sono i tanti nuovi aspetti legali cui fare fronte». «Non ci sostituiamo a nessuno – ha detto il cardinale – ma si darà aiuto e sostegno». La sua visita all’ospedale pediatrico è durata più due ore. Parolin si è intrattenuto nel reparto di Pediatria 1 e di Immunoinfettivologia con i bambini ricoverati e i loro genitori. Nel suo discorso tenuto al personale sanitario e amministrativo, con le parole pronunciate da Paolo VI nella sua visita del 1965, ha affermato che l’ospedale pediatrico Bambino Gesù è una «eletta, bella, complessa istituzione». «Il Bambino Gesù – ha affermato al termine della visita – rimane una grande opera di carità del Papa e della Chiesa». E «lo è per l’avanzato livello di ricerca scientifica, che permette di avere cure che difficilmente si trovano altrove, e per gli interventi d’avanguardia che lo rendono rinomato». Ma si tratta di una grande opera di misericordia, ha proseguito il segretario di Stato, «soprattutto per il lavoro ordinario, quotidiano: l’accoglienza, il ricovero, la cura solerte dei piccoli degenti che richiede disponibilità, attenzione, spirito di sacrificio, pazienza e amore disinteressato«. «Io sono qui – ha detto anche ai giornalisti come bilancio della visita – per incoraggiare, avendo in mente le parole che il Manzoni mette in bocca a Lucia dei Promessi Sposi durante il suo incontro con l’Innominato: “Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia”. Perché un’opera di misericordia da beneficio prima di tutto a chi la esercita».
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