sabato 16 giugno 2012
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Gruppi di Preghiera di Padre Pio sono un fenomeno dalle proporzioni vastissime e rappresenta uno dei più grandi network spirituali del mondo». Così il sociologo Mario Salisci dell’Università di Genova, nel suo recente studio sulle dinamiche che sono alla base della costituzione e della vita di questa organizzazione laicale nata più di sessanta anni fa per volontà del frate da Pietrelcina quale sostegno della nascente Casa Sollievo della Sofferenza. I Gruppi di Preghiera costituiscono un grandioso edificio spirituale: una rete di 3.348 formazioni ufficiali distribuite in 60 Paesi, con un trend di crescita all’estero. In Italia, le regioni maggiormente rappresentate sono nell’ordine: Lazio, Sicilia, Puglia, Campania, Abruzzo, Calabria, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. All’estero: Stati Uniti, Gran Bretagna, Polonia, Argentina, Irlanda, Belgio, Svizzera, Malta e Canada.I Gruppi possono essere considerati come un sistema di «cellule oranti» distribuite in tutto il mondo, indipendenti tra loro. «L’eccezionalità del fenomeno, però, non è dato solo dalle sue proporzioni ma risiede soprattutto nella capacità di contraddire o superare tutte le vecchie interpretazioni del fenomeno religioso», precisa Salisci. «In questo caso torna protagonista il carisma, e la possibilità che il rapporto con la Trascendenza sia in grado d’impattare sulle strutture culturali, poi su quelle sociali ed economiche (il caso emblematico è San Giovanni Rotondo, dove il solo ospedale assicura tremila posti di lavoro, ndr), partendo da una pratica il cui potere di incidere sul sociale viene irriso da molti: la preghiera».Ed è proprio la preghiera, diceva Padre Pio nel suo memorabile discorso del 5 maggio 1966 rivolto ai Gruppi per il loro secondo raduno internazionale, «questa forza unita di tutte le anime buone, che muove il mondo, che rinnova le coscienze, che sostiene la "Casa", che conforta i sofferenti, che guarisce gli ammalati, che santifica il lavoro, che eleva l’assistenza sanitaria, che dona la forza morale e la cristiana rassegnazione alla umana sofferenza, che spande il sorriso e la benedizione di Dio su ogni languore e debolezza».Come suggerisce il sociologo genovese, i Gruppi di Preghiera non sono una reazione allo stato d’insicurezza sociale e nemmeno l’espressione di una religiosità popolare e folcloristica; semmai, rappresentano un ringraziamento e una vocazione insieme, la risposta alla benevolenza divina: sono degli ex-voto viventi, delle opere frutto dell’azione di persone che sono state cambiate da un incontro. «Naturalmente – conclude – Padre Pio è presente in tutte le narrazioni. Questo mi ha consentito di analizzare la sua stessa figura che incarna in tutto e per tutto le caratteristiche del profeta esemplare descritto dall’analisi sociologica classica e che ha dato il titolo a tutto il lavoro, che ho chiamato proprio Il Profeta».
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