mercoledì 17 luglio 2019
Le immatricolazioni a giugno sono scese dell'8%. L'allarme dei sindacati per la produzione di Fca
Forte calo in Europa. La Fiom: migliaia di posti di lavoro a rischio
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Netta frenata a giugno per il mercato dell'auto. Secondo i dati diffusi dall'Acea, l'associazione dei costruttori europei, le vendite sono scese nella Ue e nei Paesi Efta di quasi l'8%, con il numero delle vetture immatricolate che si è attestato a quota 1.446.183 unità. Nei primi sei mesi il calo è stato pari al 3,1%. In frenata l'Italia anche se in misura meno marcata. Le vendite sono scese del 2,1%, il calo più basso tra i principali mercati dell'automobile visto che la Francia è scesa dell'8,4%, la Spagna dell'8,3% il Regno Unito del 4,9% e la Germania del 4,7%.

Il Gruppo Fiat-Chrysler ha registrato una diminuzione del 13,6% rispetto a giugno 2018 e la sua quota di mercato è scesa dal 6,5% al
6,1% melgrado l'ottimo risulatto di Jeep che immatricola quasi 16.400 vetture, in crescita dell'1,5% rispetto allo stesso mese di un anno fa. Il risultato di Fca allarma i sindacati: «Avevamo definito un anno nero il 2019 per la produzione dell'automotive in Italia, ma i numeri ci dicono che sono ancora più negativi della previsioni: è a rischio un settore industriale centrale per l'Italia e sono a rischio migliaia di posti di lavoro. Ai numeri di mercato vanno aggiunti quelli delle ore cassa integrazione che oggi non risparmiano nessun stabilimento di assemblaggio con effetti negativi sull'occupazione e sul salario, non solo per i lavoratori di Fca, con l'emergenza della scadenza degli ammortizzatori sociali a partire da Pomigliano fino al polo
torinese, ma anche per chi lavora nella componentistica», afferma in una nota Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive. La Fiom propone «alle imprese, alla associazione della componentistica e al governo di avviare subito un confronto per affrontare la crisi e la trasformazione del settore in corso. Serve un piano nazionale di investimenti reali delle imprese e del governo - sottolinea De Palma - per accelerare la trasformazione dell'automotive».

Relativamente ai dati del mercato, diverse le cause individuate da analisti e costruttori per spiegare la frenata. Oltre a un calendario sfavorevole segnalato dalla stessa Acea (giugno ha contato solo 19 giorni lavorativi in tutta l'Ue contro i 21 di giugno 2018), pesa la grave crisi del diesel, ma anche le incertezze che contagiano le economie europee. Per il Centro Studi Promotor «i problemi delle auto a gasolio condizionati dalle restrizioni sul loro utilizzo determinano una forte indecisione nel processo di acquisto con rinvio nella sostituzione di vetture già mature per la rottamazione o per il mercato dell'usato». E questo calo per Promotor «è compensato solo in parte dall'acquisto di nuove auto a benzina o ad alimentazione alternativa. Queste ultime sono in crescita, ma non tanto quanto sarebbe auspicabile dati i grandi investimenti che la loro messa a punto richiede. La situazione complessiva - commenta il presidente di Promotor, Gian Primo Quagliano - non è catastrofica, ma certo non è positiva e preoccupa il fatto che, mentre si è decretato il pensionamento anticipato del diesel, manca una politica a livello europeo per accompagnare il settore dell'auto e della mobilità verso l'obiettivo delle zero emissioni».

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